Quanti sono e che cosa fanno i maker in Sardegna

Quanti sono i maker, gli artigiani digitali, in Sardegna? Difficile dirlo con precisione. Sono un modo "sommerso". Giovani e sognatori, sono impegnati a creare e produrre in camerette, cantine, garage, loft. L’idea geniale, la fabbricazione del prototipo, il finanziamento: sono imprenditori che spesso saltano fuori così, all’improvviso, con un prodotto nuovo e innovativo. Belle sorprese che animano e rinvigoriscono l'economia della Sardegna.

Eppure un piccolo censimento può essere fatto, perché molti di loro - come avviene in tutto il mondo - si associano ai Fab Lab, i laboratori in cui trovano strumenti e cultura del lavoro per dare forma ai loro progetti.

Uno di questi Fab Lab è quello del distretto produttivo di Olbia, ideato e guidato da Antonio Burrai, che ha organizzato al Museo Archeologico di Olbia, dal 16 al 18 ottobre, “Maker Island”. Questo è il primo evento della Sardegna che intende "celebrare i maker e l’innovazione dal basso con un approccio attento al continuo dialogo con imprese e istituzioni”. Un evento unico nel suo genere che servirà a far capire all'opinione pubblica l'importanza dei maker, delle loro produzioni artigianali ma tecnologicamente avanzate.

Un altro Fab Lab molto importante è quello ospitato da Sardegna Ricerche nel Parco scientifico e tecnologico della Sardegna a Pula. Laboratorio in piccola scala di digital fabrication, l’accesso al Fab Lab, che “si ispira al modello dell'open source, in quanto ne condivide la filosofia incentrata sul libero scambio, è aperto a tutti quelli che desiderano ideare e realizzare concretamente i loro oggetti e le loro invenzioni". 

Per aderire al Fab Lab di Sardegna Ricerche è necessario iscriversi (qui il link). Gli utenti possono partecipare a corsi, seminari, workshop, giornate di fabbricazione e altre iniziative organizzate al suo interno. Possono inoltre fruire di spazi di coworking e aggregazione, noleggiare macchine, utilizzare attrezzature e ricevere assistenza tecnica.

Il laboratorio ha una dotazione tecnica per la prototipazione e l'autoproduzione: ci sono stampanti 3D, fresatrici, laser cutter, plotter di stampa e taglio, scanner 3D, kit Arduino, schede Raspberry PI… 

Dentro quelle stanze molti progetti sono stati plasmati e altri sono in fase di incubazione. Sardegna Ricerche, insieme all'Agency per lo sviluppo del Cipnes Gallura, sarà protagonista anche al Maker Island di Olbia. Al momento, risultano registrati a Sardegna Ricerche 178 maker (qui l’elenco). Dalle schede, apprendiamo che sono "designe"r, "ingegneri", "grafici", "startupper", "informatici", "fashion designer", "digital content strategist", "architetti". Ma che c’è anche chi si definisce semplicemente “artigiano” e chi “artista”, “inventore”.

Molti di loro hanno già usato stampanti 3D, conoscono software per la moderazione 3D, la grafica vettoriale, i pacchetti Adobe per foto e video e hanno adoperato materiali come legno, pvc, pelle e sughero, vinile, latex, carta e cartoncino. Quasi tutti hanno una pagina social: più su LinkedIn che su Facebook. 

Per capire l'importanza del loro lavoro basta pensare alla sanità e all'ermergenza causata dal Covid-19. Durante la prima fase dell'epidemia, lo scorso marzo, i maker sardi si sono messi insieme e hanno dato una grande mano alla macchina sanitaria isolana. Hanno costituito il gruppo "Makers Pro Sa Sardigna" e hanno realizzato, con le loro stampanti 3D, 1000 visiere artigianali, donate poi a medici e infermieri. Una risposta rapidissima (le stampanti sono rimaste in funzione 24 ore al giorno) all'emergenza; una cosa possibile solo grazie all'unione tra le "competenze locali" e lo spazio infinito del digitale.