Addio a De Michele, il sindaco che salvò Olbia dalla raffineria

Saverio De Michele è stato il sindaco del coraggio, il sindaco del futuro. La storia può già dirlo: è stato il sindaco che ha determinato, salvandolo, il destino di Olbia. Oggi che è volato in cielo, a 98 anni, di lui resteranno per sempre due cose: la straordinaria bontà, che migliaia di olbiesi hanno potuto apprezzare, e il suo no alla raffineria di petrolio a Olbia.

Nessuno fece così tanto in così poco tempo come De Michele. La sua famiglia era di Taranto e fu quella che importò l’allevamento delle cozze. Divenne olbiese, come tutti quelli che la città - la terra promessa contro l’emigrazione dei sardi – cominciò ad accogliere nel breve Novecento.

Democristiano, stimato, amato, divenne sindaco alla fine degli anni 50 e perse la fiducia del suo stesso partito. Si ripresentò alle elezioni con una lista civica e vinse.

Tra il 1961 e il 1962, si trovò a dover prendere delle decisioni che mai nessuno aveva dovuto prendere. Raffineria di petrolio a Olbia o turismo? Questo il sindaco di Olbia doveva decidere. De Michele apprezzava l’industria. E grazie anche a lui che Olbia divenne sede del Nucleo di industrializzazione, il padre dell’attuale Cipnes. Era il 31 maggio 1961 e il consiglio approvò la sua costituzione, “di indubbia utilità ai fini dello sviluppo economico e sociale”.

Ma quando nel settembre dello stesso anno in municipio si presentò Cippelletti per conto della Tirrena Petroli, la sua reazione fu dura. Cippelletti voleva costruire una raffineria di petrolio da 200 posti di lavoro. Prima a Fornaci, Golfo Aranci, poi a Posto Istana. Sul mare.

De Michele non la voleva. Mai l’avrebbe consentito. Temeva per l’impatto che avrebbe avuto sull’ambiente e sul turismo. Perché sapeva che poco più a nord, verso Arzachena, stava succedendo qualcosa di impensabile. I terreni sul mare comprati da stranieri, l’idea di avere uno sviluppo turistico.

Decise di prendere tempo. Inviò una commissione consiliare, più il cronista della Nuova Sardegna, a ispezionare gli impianti di Latina, Gaeta, Formia, Falconara, Ravenna, Pegli, Pisa. L’impressione fu terribile. Ovunque inquinamento, ovunque danni.

Olbia – sottoposta a pressioni indicibili – non si piegò. Quello sviluppo non era il futuro della città. Fu convocato un consiglio comunale. Non era una data qualsiasi. Era quella del 23 gennaio 1962. Prima De Michele e i consiglieri discussero della raffineria, poi il sindaco, insieme a quello Arzachena Giacomo Orecchioni, ricevette in municipio colui che avrebbe inventato una delle destinazioni turistiche più importanti al mondo: il Principe Karim Aga Khan.

L’Aga Khan presentò il suo piano turistico, non ancora chiamato Costa Smeralda, e poi ricevette da De Michele la cittadinanza onoraria di Olbia.

Non c’erano più dubbi. Olbia sarebbe stata l’unica città d’Italia, in piena industrializzazione, a dire di no all’industria. Il consiglio comunale votò e respinse la proposta della Tirrena Petroli  perché la petrolchimica non si concilia con l’industria turistica, è scritto nella delibera.

Quella scelta aprì le porte al turismo e alla Costa Smeralda. Quella scelta fu illuminata. Come illuminato è il cammino che ha accompagnato De Michele nella sua vita terrena e ora nel viaggio per andare dove riposano i giusti come lui.