Insula: presentato a Porto Cervo il progetto “Sardinia Discovery Journey"

La sfida è attuale e importante per l’economia dell’isola: integrare il turismo balneare in un modello più ampio dove il mare è un elemento complementare all’interno di una formula di turismo “esperienziale”, identitario e sostenibile.

Di questo si è parlato sabato 23 luglio 2022 nell’hub Insula di Porto Cervo Marina, in una conferenza dedicata al programma di marketing territoriale “Insula Sardinia Quality World”, promosso dall’Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio della Regione Sardegna e dal CIPNES, per raccontare e promuovere, attraverso un percorso esperienziale e identitario, la “destinazione Sardegna” (progetto “Sardinia Discovery Journey – strategia del turismo esperienziale”) e le eccellenze produttive della nostra terra.

All’incontro hanno partecipato oltre al Cipnes e all'Assessorato al Turismo della Regione Sardegna - promotori del programma -, l’Università di Sassari, i rappresentanti dei distretti rurali, gli operatori del settore turistico-ricettivo, produttori provenienti da tutta la Sardegna, artisti, designer, musicisti, e gruppi folkloristici.

Il responsabile della Divisione Agrifood e Marketing territoriale del Cipnes Massimo Masia e il Presidente del Cipnes Gianni Sarti hanno illustrato la mission del programma INSULA e del progetto di marketing territoriale “Sardinia Discovery Journey” che è quella di unire all’interno di un unico grande network promozionale e distributivo, i sistemi produttivi di qualità e artistico-culturali identitari della nostra terra e gli operatori del sistema turistico-ricettivo, per promuovere la vera anima della Sardegna attraverso percorsi marketing oriented, declinati in chiave marcatamente local.

In rappresentanza degli operatori del settore turismo, era presente Paolo Manca nella sua veste di Presidente Federalberghi Sardegna (oltre che di Federalberghi Gallura e vicepresidente nazionale), il quale ha sottolineato l’importante ruolo degli albergatori nel “vendere” non solo camere ma la destinazione Sardegna. In Sardegna ci sono 110.000 posti letto alberghieri, 90.000 nei campeggi, altri 70.000 nelle seconde case, che alimentano qualche migliaio di ristoranti. Le presenze turistiche sono mediamente circa 15.000.000. Il sistema turistico-ricettivo ha bisogno di una struttura tecnica come Insula – ha detto Paolo Manca – un ponte di congiunzione tra domanda e offerta di produzioni local e identitarie, capace di garantire non solo la distribuzione delle nostre eccellenze produttive ma anche di accompagnarle attraverso la costruzione di strumenti di marketing, e attività di animazione artistica ed enogastronomica. Per questo è necessario superare le divisioni e mettere a sistema tutti gli attori in un rapporto di collaborazione virtuosa.

I distretti rurali, rappresentati da Vincenzo Ligios, presidente della Consulta regionale dei distretti rurali, nascono proprio per promuovere lo sviluppo dei territori e dei loro sistemi produttivi fuori da logiche competitive e all’insegna invece della cooperazione tra imprese, enti pubblici e società civile. Grazie alle loro funzioni programmatorie e di raccordo, i distretti rurali rappresentano un interlocutore importante per l’implementazione e lo sviluppo del progetto “Sardinia Discovery Journey” il cui obiettivo è raccontare e promuovere, attraverso un percorso esperienziale, territori e distretti produttivi.

Che i prodotti dell’agroalimentare sardo siano di altissima qualità grazie anche ai severi disciplinari di produzione che ne difendono e ne tutelano caratteristiche organolettiche e nutrizionali, lo ha sottolineato Battista Cualbu, Presidente del Consorzio per la Tutela dell’IGP Agnello di Sardegna e della Coldiretti Sardegna, ma è sulla promozione e maggiore distribuzione dei prodotti di qualità nella ristorazione e nei gruppi alberghieri che bisogna puntare, secondo Cualbu, facendo sistema e raccontando il nostro profondo know how produttivo. In questo senso Insula rappresenta un ottimo esempio di facilitatore di relazioni e aggregatore dei diversi stakeholder i quali, ognuno per la propria parte, possono insieme attivare processi virtuosi di sviluppo economico.

Sulla qualità delle produzioni identitarie di eccellenza dell’agrifood, e sulla (probabilmente connessa) qualità della vita, stanno lavorando alcuni gruppi di ricerca dell’Università di Sassari che, in collaborazione con il Consorzio Cipnes-Gallura, ha attivato due laboratori di ricerca. Lo studio, unico a livello nazionale, si occuperà in modo specifico di esaminare la qualità degli alimenti e, tramite l’epigenetica, di mettere in correlazione tali alimenti con le prospettive di vita ovvero con la nota longevità del popolo sardo. “Nei prossimi 10 anni ci aspettiamo di raggiungere grandi risultati mettendo a disposizioni vecchie e nuove conoscenze”, ha detto il prof. Antonio Usai dell’Uniss, il quale ha sottolineato anche come, grazie a questo progetto, la conoscenza potrà diventare prodotto e la longevità smetterà di essere mito irraggiungibile potendo invece essere spiegata scientificamente come frutto, secondo ipotesi accreditate, non solo di una genetica fortunata ma anche di alcune concause accessibili in realtà a chiunque, ovvero il buon cibo, il buon vino e in generale la buona qualità di vita.

Su questo tema il regista e documentarista Pietro Mereu ha realizzato un documentario di grande successo dal titolo “Il club dei centenari”. Nel docufilm, girato circa otto anni fa in Ogliastra, una delle zone della Sardegna a più alta incidenza di centenari, Mereu indaga il segreto della longevità del popolo sardo. Al di là del segreto che rimane tutto sommato ancora misterioso, l’indagine è in grado di illuminare aspetti della Sardegna spesso sconosciuti ma idonei a essere confezionati in un racconto capace di veicolare un modello di turismo esperienziale integrato, identitario e sostenibile.

Tra gli strumenti di narrazione dell’identità locale non può mancare uno storytelling armonico e raffinato, focalizzato sulle nostre tradizioni raccontate attraverso i vestiti, gli strumenti musicali, i canti, i balli identitari. Come è stato sottolineato dal Presidente della “Fondazione Maria Carta”, Leonardo Marras, ogni trama, colore, tessuto degli abiti tradizionali, ogni sonorità, canto, ballo ci parla di questa terra e della sua storia. Il sistema culturale deve essere considerato di valore aggiunto all’offerta turistica perché le fornisce una identità che altrimenti non avrebbe. Ed è questo esattamente che propone il modello di turismo “esperienziale”, identitario e sostenibile promosso da Insula.

In un mercato che evidenzia una sempre più marcata migrazione dal turismo dei luoghi al turismo delle esperienze è necessario creare un modello turistico integrato più identitario, declinato in chiave local e sostenibile, capace anche di qualificare l’offerta balneare, ampliando e rafforzando l’esperienza naturalistica attraverso un viaggio sensoriale ed esperienziale alla scoperta del mondo Sardegna.