Accordo tra Cipnes e Ministero per nuovi scavi nel nuraghe Belveghile
Il Cipnes Gallura ha messo a disposizione del ministero della Cultura un ettaro per effettuare nuovi scavi nell’area del nuraghe Belveghile, rinvenuto sotto la circonvallazione ovest di Olbia. L’accordo amministrativo con il ministero, rappresentato dal Segretariato per la Sardegna, prevede che gli archeologi lavorino fino al 2022. Il ministero ha finanziato l’intervento con un milione di euro. Il Cipnes Gallura ha rinunciato al premio di rinvenimento di ulteriori elementi. Ministero della Cultura e Cipnes hanno gli stessi obbiettivi: valorizzare il sito, renderlo facilmente accessibile al pubblico, verificare la presenza di altri reperti.
“Noi del Cipnes - ma credo tutti in Sardegna, in primis la Regione – sentiamo una grande responsabilità verso i beni archeologici: contribuiscono a definire la nostra identità e sono uno straordinario strumento di promozione culturale e turistica della Sardegna - dichiara il presidente del Cipnes Gallura, Gianni Sarti -. Nel caso del nuraghe Belveghile, vogliamo fare la nostra parte, augurandoci che gli archeologici possano – come siamo certi che sarà – arricchire ancor di più la nostra storia e trovare nuovi resti. Questo è il primo intervento di un piano strategico: il Cipnes, insieme al ministero della Cultura e al Segretariato regionale, intende lavorare a un progetto di recupero e valorizzazione di tutti i beni archeologici presenti nelle nostre aree”.
Il nuraghe Belveghile emerse a metà anni Ottanta durante la costruzione della circonvallazione di Olbia, finanziata dal Nucleo per l’industrializzazione di Olbia, l’attuale Cipnes. Nel 1987 la Soprintendenza archeologica di Sassari e Nuoro, con l’archeologo Antonio Sanciu, avviò lo scavo, sostenuto economicamente dal Nucleo di industrializzazione e realizzato dall’impresa Grassetto, che stava realizzando l’opera viaria.
Secondo le ricerche di Sanciu, “l’antropizzazione del sito di Belveghile ha inizio probabilmente in età eneolitica, come attesta il rinvenimento di un frammento ceramico di cultura Monte Claro, continua nel Bronzo Medio con l’impianto del nuraghe e nel Bronzo Recente e Finale con l’ampliamento dell’insediamento; prosegue poi anche in età romana come attestano alcuni materiali ritrovati durante lo scavo”. Costruito su una roccia, il nuraghe è costituito da blocchi poligonali di notevoli dimensioni realizzati in varie fasi. Prima c’è stata la costruzione della torre centrale in posizione dominante la piana con ingresso a est, con due corpi aggiunti formati da un poderoso bastione e un antemurale. Sucessivramente c’è stata la realizzazione di una torre di difesa nell’ingresso al bastione, di una scalinata che porta al di sopra del bastione e a una torretta con ingresso a nord. Infine la costruzione delle capanne del villaggio anche sopra le murature del bastione e dell’antemurale.
In base agli studi di tre ricercatori - Pietro Tamponi a fine Ottocento e Dionigi Panedda e Antonio Taramelli nel Novecento - nell’area dovrebbe esserci una tomba dei giganti; alcune pietre squadrate e allungate consentono di ipotizzare la sua presenza a pochi metri dalle capanne del villaggio che solo l’indagine stratigrafica potrà verificare.
Sebbene la strada abbia cambiato “mutato il contesto paesaggistico ambientale”, secondo il ministero, il Nuraghe, posto sotto la strada, ha visto “preservate le murature da gran parte degli effetti del degrado dovuti all’esposizione agli agenti atmosferici, in particolare al dilavamento e al traporto di sostanze chimiche disciolte nell’acqua piovana”.
Il lavoro degli archeologi, già avviato, servirà per l’eliminazione dei salti di quota tra il piano di calpestio moderno e quello antico (in modo da renderlo perfettamente visibile) e per il consolidamento delle strutture già messe in luce.