Addio all'Aga Khan, il più grande investitore della Sardegna

Per tutti, in Gallura, era il Principe. Non c’era bisogno di aggiungere il nome. Bastava quello. Lui, il Principe Karim Aga Khan. L’uomo che ha cambiato il destino di questa terra con un’idea, un’intuizione, un progetto che all’inizio sembrava quasi impossibile. Oggi il Principe non c’è più, ma la Gallura che conosciamo, quella che viviamo ogni giorno, porta il suo segno.

La sua storia con la Sardegna iniziò in una mattina di dicembre del 1960. Scese da una nave proveniente da Civitavecchia. La prima cosa che vide non furono le baie smeraldo, non furono le insenature perfette di Porto Cervo, non fu la luce abbacinante del granito al sole. Fu Olbia.

L’Isola Bianca, le gru del porto, le barche dei pescatori, il Jolly Hotel alla fine del lungo viale. Fu lì che dormì la sua prima notte in Sardegna. Fu lì che tornò più volte, quando ancora cercava di capire se quello che aveva fatto era stato un colpo di genio o un errore imperdonabile.

Il giorno dopo si spinse a nord, verso quei terreni di Monti di Mola che aveva acquistato alla cieca, su suggerimento del fratellastro, Patrick Guinness, al quale ne aveva parlato il banchiere Ronnie Grierson, al quale, in uno straordinario intreccio di relazioni, ne aveva a sua volta parlato un altro bancniere inglese, John Duncan Miller.

Non c’erano strade, non c’era acqua, non c’era luce. Solo macchia mediterranea interrotta da piccoli puntini bianchi, gli stazzi, e silenzio. Era deluso. Sentiva di aver investito in qualcosa che non aveva senso. Si rammaricò di averlo fatto perché il nonno non avrebbe mai fatto una così. Forse il mare era bello, sì, ma come si poteva costruire un’industria del turismo in un luogo che sembrava fermo a un altro secolo?

La risposta arrivò con la primavera del 1961. Il sole cominciò a illuminare le acque basse, le rocce scolpite, le calette nascoste. L'Aga Khan attraversò a piedi i terreni della futura Costa Smeralda dalla spiaggia di Rena bianca fino a Capriccioli, immerso nella vegetazione impenetrabile, in una giornata in cui il sole si alternava alla pioggia.

Fu tutto diverso. L'Aga Khan deciso di tornare per la terza volta nel luglio del 1961. E fu amore. Tutto aveva improvvisamente un senso. Da quell’intuizione nacque, nel marzo del 1962, il Consorzio Costa Smeralda, con l'atto costitutivo firmato a Olbia, in un palazzo di Corso Umberto. Da lì partì tutto.

Ma il Principe non costruì solo una destinazione turistica. Creò un’industria vera e propria.

Quando la Costa Smeralda prendeva forma, Olbia cambiava volto. La città che poco meno di 10 anno prima era stata considerata la più povera d'Italia dalla Commissione parlamentare sulla miseria, viveva la sua rivoluzione: nacque la zona industriale e, insieme, nacque il turismo di lusso. Il Principe lo capì subito: senza collegamenti, senza un’infrastruttura solida, la Costa Smeralda non sarebbe decollata.

Nel 1964, l'Aga Khan, con mezzi prprio, fece riaprire l’aeroporto di Olbia Venafiorira, chiuso da un decennio. Fondò Alisarda, che da piccola compagnia privata diventò la seconda compagnia aerea italiana. Il primo volo fu fatto il 1 maggio 1964, con il Fokker che atterrò fra le pecore.

Ma la sua visione andava oltre il turismo: nella nuova area industriale di Olbia, creata dal Nucleo per l'industrializzazione di Olbia (oggi Cipnes) fra il 1961 e il 1964, l'Aga Khan creò Cerasarda, la fabbrica di ceramiche di pregio ancora oggi attiva, e Biancasarda, specializzata nelle pulizie industriali. Il lavoro, in Gallura, cominciava a cambiare. Erano industrie sostenibili, che si accompagnavano alla Palmera, e che aveva un altro tratto in comune: davano lavoro alle donne.

Olbia capì subito. La città aveva detto di no alla petrolchimica. Il consiglio comunale bocciò un progetto della Tirrena Petroli per una raffineria programmata prima a Cala Moresca e poi a Porto Istana. Fece in modo che un grande industriale della chimica, il milanese Nino Rovelli della Sir, abbandonasse il suo investimento a Olbia a favore di Porto Torres, dove creò un polo petrolchimico più grandi in Italia e poi, insieme a un altro industriale del petrolio milanese come Angelo Moratti, prese il Cagliari calcio che, con Gigi Riva, portò allo scudetto del 1970.

Olbia no. Andò controcorrente. Nel gennaio del 1962, il Principe venne ricevuto in municipio e il sindaco Saverio De Michele gli conferì la cittadinanza onoraria. Fu il primo Comune a farlo.

Il Principe se ne è andato. Ma il suo segno è ovunque. Lo si vede negli hotel della Costa Smeralda, nelle ville, nei porti turistici e nelle strade immerse nella natura. Ma lo si vede in tutto quello che oggi Olbia è, Arzachena è, la Gallura è: un'area che guarda al futuro, consapevole dell'insegnamento ricevuto e pronta a farlo durare nel tempo.

Perché l'Aga Khan non c’è più. Ma - 60 anni dopo - la sua visione è ancora viva. E lo sarà per sempre.

Cipnes Gallura si unisce al cordoglio internazionale ed esprime le più sentite condoglianze e la propria vicinanza alla famiglia di Sua Altezza il Principe Karim Aga Khan.

Testo di Guido Piga
Foto di Gavino Sanna