Il gas è diventato una fonte energetica della Sardegna

Il gas naturale è la principale fonte energetica italiana: copre il 50% della produzione nazionale con 138 mila GWh all’anno su 281 mila GWh totali. E contrariamente all'opinione diffusa è anche – ormai da due anni e sempre di più – una delle fonti energetiche della Sardegna.

Dal 2020 la storica assenza del gas naturale nella regione – fino a quel momento l’unica in Italia a non averlo – è stata infatti colmata da Medea, società del gruppo Snam che lo distribuisce, servita dal deposito Higas di Oristano, nelle case 60 Comuni.

Il gas naturale, al quale la Commissione europea intende attribuire la qualifica di energia sostenibile, sarà ancora strategico per il sistema produttivo nazionale e anche per quello sardo. Vediamo quali sono i dati storici sul suo uso e i possibili scenari per il futuro prossimo.

Il gas nel 2021. Il fabbisogno annuale di gas naturale in Italia è stato di 76 miliardi di metri cubi. Quello estratto in Italia - 3,3 miliardi di miliardi di metri cubi – ha soddisfatto appena il 4% del mercato. Quasi 73 miliardi di metri cubi – pari al 96% - sono stati importati.

Il ruolo della Russia. Questo squilibrio, che è storico e strutturale, crea una fortissima dipendenza strategica dell’Italia dall’estero e rappresenta un elevato rischio in un momento di fortissima tensione internazionale. Il maggior fornitore di gas naturale dell’Italia è infatti la Russia, da cui sono arrivati 29 miliardi di metri cubi, pari al 40% delle importazioni totali. Il gasdotto che collega la Russia all’Italia passa attraverso l’Ucraina, aumentando la potenziale minaccia per l’erogazione.

La svolta del Governo. Uno scenario di guerra che sta imponendo all’Italia un ripensamento della politica energetica. Parlando alla Camera sulla guerra Russia-Ucraina, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha detto che sarà necessario diversificare le fonti di approvvigionamento. Ha spiegato che l’Italia importerà più gas naturale dagli Stati Uniti, che serviranno più rigassificatori, che saranno potenziati i gasdotti Tap, Transmed, Greenstream, che potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone per far fronte alle emergenze e, infine, che saranno maggiormente incentivate le fonti rinnovabili, bloccate – ha chiarito – dalla burocrazia.

La Sardegna legata al carbone. Una nuova politica energetica – con una strategia ben definita lungo i decenni – sarà fondamentale anche per la Sardegna. Attualmente la produzione di energia dipende per il 75% dalle fonti fossili bruciate nelle tre centrali della Sardegna: quelle del Sulcis e di Fiumesanto sono carbone e quella della Sarlux usa il petrolio. Anche in questo caso è forte la dipendenza dalla Russia, da cui proviene l’88% del carbone e il 27% del petrolio.

Isole verde. Per la Sardegna c’è un grande progetto sostenibile, portato avanti da Enel e Terna e che prevede la sostituzione delle centrali con l’uso di energia solare ed eolica a cominciare dal 2024. È un piano ambiziosissimo, i cui primi tasselli sono fissati alcuni giorni fa, quando Enel ha acquistato il diritto a costruire due centrali green, ma ancora da strutturare nel dettaglio.

Il gas russo. I dati storici sulle importazioni - consultati dal Cipnes Gallura -  indicano un progressivo calo della dipendenza italiana dalla Russia e un maggior ricorso al ricorso al gas dell’Algeria e, sotto forma di Gnl, del Qatar. Il gas russo arriva in Italia attraverso i gasdotti di Gazprom in Russia, Ukrtransgaz in Ucraina e Tag (controllato dall’italiana Snam) in Slovacchia e Austria; il punto di ingresso italiano è a Tarvisio. Nel 2015, la Russia – con 31 miliardi di metri cubi – rappresentava il 50% delle importazioni italiane. Nel 2021 la quota, con 29 miliardi, è scesa al 40%. Una percentuale più vicina a quella del 2005, quando, con quasi 14 miliardi, rappresentava il 32% delle importazioni.

Il gas algerino. Il gas arriva dall’Algeria attraverso il gasdotto Transmed, che attraversa Algeria e Tunisia ed è controllato da Eni e Snam per la parte italiana; il suo punto di ingresso in Italia è Mazara del Vallo. Nel 2015 l’Algeria – con 7,6 miliardi di metri cubi – rappresentava il 12% delle importazioni. Una percentuale cresciuta al 29% nel 2021 e più vicina allo storico delle forniture.

Il gas libico. Il gas arriva dalla Libia con il gasdotto Greenstream, controllato dall’Eni per la parte italiana; il suo punto di ingresso in Italia è a Gela. Nel 2015 – con 7 miliardi di metri cubi – rappresentava l’11% delle importazioni. Nel 2021 la percentuale è crollata al 4%.

Il gas azero. Nel 2021 è entrato in funzione il gasdotto Tap, che porta in Italia il gas dall’Azerbaijan attraversando la Turchia e la Grecia; il suo punto di ingresso è a Melendugno. I miliardi di metri cubi sono stati 7,2%, pari al 10% dell’import.

Il gas del Qatar. Il gas arriva in Italia sotto forma di Gnl con le navi gasiere; il rigassificatore che lo accoglie è quello offshore di Cavarzese (Rovigo). Nel 2015 – con 5,7 miliardi – rappresentava il 10% delle importazioni. Percentuale confermata anche nel 2021, con un incremento assoluto di forniture, arrivate a 7,2 miliardi.

Il peso del Qatar. Proprio i dati del Qatar aiutano a capire meglio le prospettive di diversificazione dei mercati su cui sta ragionando l’Italia. Nel 2015 il maggiore produttore mondiale di gas naturale erano gli Usa (769 miliardi di metri cubi); poi Russia (638 miliardi), Iran (194 miliardi) e Qatar (164 miliardi). Tuttavia molto diverso era il quadro delle esportazioni. Il maggiore esportatore netto era il Qatar con una quota di export del 70% della sua produzione. La Russia esportava il 36% del gas prodotto. Gli Usa, zero.

Il ruolo crescente degli Usa. Nel 2020, il quadro è radicalmente cambiato. Gli Usa sono diventati esportatori: una quota del 23% del loro gas naturale è andata all’estero. Anche il Qatar ha aumentato la sua quota di export, arrivando a toccare il 76% della produzione. Secondo Bloomberg, nel 2021 gli Usa sono diventati il primo esportatore mondiale e lo saranno anche nel 2022 e per i prossimi anni. Dal 2025, il Qatar, con il potenziamento del North Field, diventerà il maggiore esportatore mondiale.

La flotta del Qatar e degli Usa. Stati Uniti e Qatar hanno grandi margini di crescita come produttori e, a differenza di altri paesi, hanno la volontà politica – e la possibilità economica – di essere esportatori. Il Qatar esporta il suo gas naturale con la società Nakilat, che ha una flotta di 69 navi gasiere. In media ogni nave gasiera trasporta 145.000 metri cubi di GNL, pari a quasi 90 milioni di metri cubi di gas, corrispondenti al consumo medio annuo di 60.000 famiglie. Chenier è il maggior produttore di gas naturale degli Stati Uniti e nel 2021, per far fronte alla domanda europea, ha aumentato la sua flotta.

I rigassificatori. La differenza tra depositi e rigassificatori è semplice: i primi accolgono il gas naturale in forma liquida, i secondi il gas naturale liquefatto. In Italia esistono 3 rigassificatori: a Cavarzese, Livorno e Panigaglia. Per utilizzare il Gnl di Usa, Qatar e degli altri produttori occorrono più rigassificatori; alcuni sono stati progettati ma mai approvati, come quello di Porto Empedocle. È ipotizzabile – come ha detto il presidente Draghi – che vengano realizzati nuovi rigassificatori per permettere all’Italia di avere più mercati del gas cui attingere.

Il gas in Sardegna. Dall’agosto 2020, colmando uno storico ritardo, il gas naturale è una fonte energetica anche della Sardegna. La distribuzione viene fatta da Medea, una società partecipata da Italgas (gruppo Snam) e dal fondo Marguerite Gas (gruppo Banca europea degli investimenti). Attualmente i Comuni serviti sono 60. Nel 2023 è programmata la conversione a gas naturale delle reti che attualmente distribuiscono aria propanata (il Gpl) nei comuni di Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano.

I depositi in Sardegna. Dal 2021 c’è stata un’altra svolta: Medea ha cominciato ad acquistato il gas naturale deposito Higas di Oristano, il primo a entrare in funzione in Sardegna. Il gas è stato trasportato a Oristano dalle navi gasiere del gruppo britannico Avenir ed è stato comprato nel sud-est asiatico. Altri depositi sono in corso di autorizzazione sempre a Oristano (quelli di Edison e Ivi Petrolifera), a Porto Torres (Consorzio industriale provinciale), Cagliari (Italgas). Un progetto di deposito costiero è stato presentato anche a Olbia, ed è al vaglio del ministero dell’Ambiente e, successivamente, dell’Autorità di sistema portuale Mare di Sardegna, che predispone i piani di attracco.