Che cosa è la Blue economy (e perché è strategica per Olbia)

Sentiamo spesso parlare di Blue economy o di Economia del mare. Le due espressioni, in inglese e in italiano, indicano la stessa cosa: un settore economico. Ma la Blue economy cos’è?

Il termine è stato coniato dall’economista belga Gunter Pauli, che nel 2010 pubblicò un libro intitolato “Blue economy – 100 Years, 100 Innovations, 100 Milion Jobs” in cui ha sviluppato l’idea di un’economia che ha la capacità di riutilizzare le risorse naturali in modo continuo, senza sprechi né rifiuti.

Oggi la Commissione Europea definisce la Blue economy come l’insieme delle attività legate al mare, sia quelle che si svolgano direttamente nell’ambiente marino (prodotti ittici, trasporti marittimi) sia quelle sulla terraferma (attività portuali, cantieristica navale).

Ogni anno la Commissione pubblica un report, “The EU Blue Economy”, in cui distingue le attività del mare consolidate (established sectors) da quelle emergenti (emerging sectors).

Le attività consolidate sono quelle che formano la Blue Economy, che in Europa genera ricavi per 667 miliardi, con un valore aggiunto di 184 miliardi e 4,4 milioni di occupati. In Italia la Blue economy occupa 532 mila addetti con 24 miliardi di valore aggiunto.

Olbia e la Gallura marittima sono al primo posto in Italia per occupati nella Blue economy, con oltre 2000 aziende attive e ricavi per 1 miliardo 600 milioni.

La Blue economy è costituita da 7 filiere: Filiera ittica, Industria delle estrazioni marine, Filiera della cantieristica, Movimentazione di merci e passeggeri, Servizi di alloggio e ristorazione, Ricerca, regolamentazione e tutela ambientale, Attività sportive e ricreative.

Filiera ittica: è quella delle attività connesse con la pesca, la lavorazione del pesce e la preparazione di piatti a base di pesce, incluso il relativo commercio all’ingrosso e al dettaglio.
Industria delle estrazioni marine: riguarda le attività di estrazione di risorse naturali dal mare, come ad esempio il sale, piuttosto che petrolio e gas naturale mediante piattaforme off-shore.
Filiera della cantieristica: include le attività di costruzione di imbarcazioni da diporto e sportive, cantieri navali in generale e di demolizione, di fabbricazione di strumenti per navigazione e, infine, di istallazione di macchine e apparecchiature industriali connesse.
Movimentazione di merci e passeggeri: è quella delle attività di trasporto via acqua di merci e persone, sia marittimo che costiero, unitamente alle relative attività di assicurazione e di intermediazione degli stessi trasporti e servizi logistici.
Servizi di alloggio e ristorazione: include le attività legate alla ricettività, di qualsiasi tipologia (alberghi, villaggi turistici, B&B) e quelle relative alla ristorazione.
Ricerca, regolamentazione e tutela ambientale: riguarda le attività di ricerca e sviluppo nel campo delle biotecnologie marine e delle scienze naturali legate al mare più in generale, attività di regolamentazione per la tutela ambientale e nel campo dei trasporti e comunicazioni. Inoltre, in questo settore sono presenti anche le attività legate all’istruzione (scuole nautiche).
Attività sportive e ricreative: ricomprende le attività connesse al turismo nel campo dello sport e divertimento, come i tour operator, guide e accompagnatori turistici, parchi tematici, stabilimenti balneari e altri ambiti legati all’intrattenimento e divertimento (discoteche, sale giochi).

I codici Ateco delle 7 filiere dell'Economia del mare