Un polo di 20 ettari per la cantieristica nautica a Olbia

Sul piazzale, decine di barche una a fianco all’altra, ben appoggiate su solidi cavalletti, con la chiglia lucida dopo mesi passati in acqua. Ovunque, carpentieri, motoristi, meccanici, falegnami; tutti danno l’idea di sapere esattamente quello che devono fare. Alcuni di loro parlano in inglese, sono quelli dell’equipaggio di un grosso yacht. Le onde si infrangono sui moli, il sapore di mare occupa tutto gli spazi.

Siamo Olbia, nel cantiere della SNO a Cala Saccaia, nel distretto produttivo del Cipnes Gallura, ma si respira un’aria internazionale. Perché la nautica, per sua natura, non ha confini, è globalizzata; è fatta di secoli di scoperte, scambi, progressi. Qui, su 20 ettari, nascerà un grande polo. È stato possibile grazie alle scelte strategiche del Cipnes, ma l’iniziativa è privata e l’idea è venuta ai fratelli Pirro, titolari della SNO (Sarda Nautica Olbia), proprio dopo aver visto quello che succede dall’altra parte dell’Atlantico, in Florida.

“Il Marine Center è nato nella nostra testa dopo la nostra visita a Fort Lauderdale a Miami, il distretto della nautica americana, il più importante al mondo - spiega Francesco Pirro -. Ora vogliamo riprodurre quel modello a Olbia, anche grazie all’importantissimo accordo con lo storico marchio Magnum Marine di Miami”. E allora cominciamo da qui a raccontare il distretto della nautica del Cipnes - un settore che conta 61 aziende, pari all’11% del totale, con quasi 400 addetti - e quello più ampio della Gallura, prima in Sardegna per numero di porti turistici.

Il primo tassello di questo grande progetto sulla cantieristica è stata la riqualificazione dell’area in cui sorgeva la Palmera, l’ex fabbrica del tonno nata nel 1963, l’anno in cui è stato costituito il Nucleo di industrializzazione di Olbia. Per il Cipnes quella riconversione è stata una priorità. L’obbiettivo era duplice. Il primo era quello di trasformare quello spazio industriale per renderlo nuovamente produttivo, evitando la dispersione di un patrimonio storico. Il secondo era quello di recuperarlo sia paesaggisticamente che urbanisticamente per unirlo alla città di Olbia, della quale il distretto del Cipnes sta diventando il Quartiere degli Affari.

L’intuizione e la volontà del Cipnes sono state premiate: SNO ha acquisito l’area di Su Arrasolu e ha sviluppato il progetto del Marine Center, già approvato da Comune e Soprintendenza e in attesa delle autorizzazioni a mare. I lavori sono già cominciati; presto al posti dei vecchi capannoni della Palmera ci saranno dai 20 ai 30 posti per yacht di grandi dimensioni, con 5-6 posti nel bacino di carenaggio per i maxi yacht. Il profumo del tonno non è scomparso, però: continua a essere emanato dalla Generale Conserve, società che possiede il marchio As do Mar, l’industria nata al posto della Palmera, un’altra storia di successo.

Il secondo tassello del disegno industriale per la nautica è stato l’accordo tra SNO e Marine Magnun, iconico produttore di yacht di lusso fondato a Miami, un affare di cui si è occupata anche la stampa internazionale, con un bel ritorno di immagine per Olbia e la Sardegna. “Siamo stati scelti da Magnum Marine come partner e questo per noi è un grande orgoglio, una grande soddisfazione – dice Francesco Pirro –. Con loro collaboriamo dal 1990 e abbiamo superato la concorrenza di numerosi competitor italiani, i migliori al mondo. È uno straordinario obbiettivo per SNO e anche per Olbia”.

Nel nuovo Marine Center, Sno commercializzerà in tutta Europa gli yacht di Magnum Marine prodotti a Miami, ma li personalizzerà anche, seguendo le specifiche indicazioni dei clienti, alcuni dei quali sono tra i principali investitori internazionali. Fra i proprietari delle barche Magnum Marine ci sono infatti il Re Juan Carlos di Spagna, il Re di Svezia, l’Emiro del Barhein, i reali del Qatar, il Sultano del Brunei, le famiglie Onassis, Agnelli e Berlusconi.

Ma il grande polo della nautica non sarà solo Magnum Marine. Sarà composto dai cantieri SNO per l’assistenza e la vendita e  dai cantieri Novamarine, e anche questa è una storia vincente di riconversione industriale dentro le aree del Cipnes. “Abbiamo creduto in Novamarine e siamo soddisfatti di averlo fatto – spiega Francesco Pirro –. Con la nostra società B Shiver abbiamo investito 10 milioni di euro a Olbia e stiamo ottenendo dei risultati importanti. Abbiamo in programma la costruzione di 40 pezzi nel 2021, con 60 dipendenti diretti e almeno 50 indiretti, ma a regime, nel nuovo stabilimento in costruzione, produrremo un centinaio di battelli all’anno, con altri 30-40 dipendenti, per un totale di 150 addetti. Siamo felici, poi, che tutto il processo produttivo, dal progetto alla costruzione, avvenga a Olbia, con dipendenti sardi. Abbiamo costruito un ufficio tecnico con 8 dipendenti, molti dei quali sono tornati in Sardegna dall’estero”.

Novamarine è altro storico marchio nato nei primi anni del Nucleo di industrializzazione di Olbia e ora salvato dalle scelte imprenditoriali di SNO. Produce battelli tradizionali da 8 a 12 metri; battelli professionale e battelli da diporto, da 8 a 26 metri. Tra i clienti dei battelli professionali ci sono le forze armate di Italia, Qatar, Emirati Arabi Uniti. Tra quelli di diporto, investitori di Usa, Russia, Germania, Gran Bretagna, Italia.

SNO, SNO Marine Center, Novamarine: 20 ettari per la nautica, un polo strategico per il Cipnes, per Olbia, per la Sardegna e per l’Italia con grande impatto sia economico che occupazionale. Attualmente i dipendenti diretti e indiretti del gruppo SNO sono 240, ma con Marine Center diventeranno il doppio. 500 posti di lavoro a Olbia in un settore, la nautica, in cui l’Italia è leader mondiale. Secondo il Global Order Book 2021, l’Italia ha quasi il 50% degli yacht oltre i 24 metri in consegna quest’anno ed è - con i suoi 407 progetti di cui 101 di Azimut-Benetti e 87 di Sanlorenzo – al primo posto nel mondo.

“La tradizione della nautica a Olbia è alla prima generazione, in alcuni casi anche alla seconda – spiega Pirro –. Per questo noi vogliamo investire nella formazione del personale. Stiamo stringendo accordi, in vista del Marine Center, per portare a Olbia i tecnici delle principali società del settore. Vogliamo che meccanici, elettricisti, carpentieri, motoristi e falegnami con un’altissima specializzazione trasmettano il loro sapere artigianale ai nostri giovani, olbiesi e sardi. Unendo gli investimenti, fornendo professionisti di assoluto valore potremo fare di Olbia un distretto della nautica tra i più importanti nel Mediterraneo, con notevoli ricadute sul territorio e su più settori”.

I maxi yacht sono delle aziende. Danno lavoro, creano economia. La Gallura è una delle loro destinazioni naturali. Nell’estate del 2019 in Costa Smeralda c’erano yacht per un valore di 4 miliardi di dollari e i cui proprietari avevano un patrimonio di 273 miliardi. Ma l’altra grande economia è quella del rimessaggio. “Le spese di gestione dei maxi yacht (equipaggi, manutenzioni, posti barca) è intorno ai 3-4 milioni all’anno, all’incirca il 10% del loro valore singolo – spiega Pirro – . In una settimana, gli armatori possono spendere 10 mila euro solo per la cambusa. Sono soldi che entrano nell’economia di Olbia e della Gallura, che danno lavoro a decine di professionisti, operai e imprenditori”. Grazie a quei tecnici che parlano in inglese nel piazzale della SNO e che, finito il lavoro, lasciano il Quartiere degli Affari del Cipnes per andare a Olbia, in centro, a spendere. 

 (1-continua)